Luna in Acquario

Concerto per violoncello e 10 strumenti

prima esecuzione: 21-01-2004
organico: - Prima versione: violoncello solo, flauto, oboe, clarinetto Sib, fagotto, corno, trombone in Do, violino, violoncello, contrabbasso - Seconda versione: violoncello solo, 1-1-2-1-2-1-1-archi - Terza versione: violoncello, archi
edizione: Sonzogno
durata: 21 min
luogo: Pavia
esecutori: E. Dindo, I Solisti di Pavia
presso: Teatro Fraschini
 

La scheda del CD Dediche
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Il violoncello, magnifico strumento dalla voce possente e baritonale, è  tradizionalmente associato all’elemento maschile (in una accezione vagamente junghiana del termine), possedendo un timbro particolarmente adatto ad esprimere gli opposti che rappresentano (e che condizionano) tale elemento: l’eroismo e la melanconia.

Ma celata dietro a questa sua naturale “iconografia”, il violoncello mi sembra possegga un’altra voce, più umbratile e sottile, arcanamente magica e misteriosa, la voce della dea Iside,  signora della Luna, archetipo del principio femminile.

Luna in Acquario cerca questa voce più nascosta, forse meno consueta del violoncello, spostandosi spesso in  regioni sonore al limite della sua natura strumentale, quella zona più acuta delle quattro corde, dove mi sembra si possa incontrare, se si è confortati dalla fortuna, quell’altra sua anima.
Come astrologicamente il titolo ci suggerisce,  il violoncello è alla  ricerca di soluzioni musicali ricche di cantabilità ma talvolta complesse e tormentate, l’istintività del suo archetto, che sembra divorare le corde, si stempera nella ricerca di spià, di una forse impossibile grazia.

Il Concerto non mantiene l’impianto tradizionale di questa forma, la sua diversa tripartizione – un ampio movimento lento, seguito da uno scatenato e ritmato vivace con infine una sorta di elegiaca cadenza appena punteggiata dai 10 strumenti dell’orchestra – segue un percorso di metamorfosi dei pochi elementi accordali che sanciscono l’inizio del brano.

È una via di perdita e dispersione di ogni eccedenza  per arrivare al nocciolo dell’idea musicale: una lieve perorazione dello strumento solista sul filo del limite estremo della regione acuta che cerca di appoggiarsi disperatamente  su  di un appena accennato carillon.

Il Concerto è dedicato a Enrico Dindo, il cui suono straordinario ha efficacemente lubrificato i rugginosi cardini delle porte dell’immaginazione.