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Eventi
Il convitato delle ultime feste
Azione drammatico su testo di Stefano Valanzuolo liberamente tratto dal racconto omonimo di P. A. Villiers de L'Isle-Adam
prima esecuzione: 10-05-2020
organico: Attore, baritono, orchestra (2 flauti anche ottavino, 2 oboe, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, tuba, timpani, 2 percussioni), arpa, archi
edizione: Sonzogno
durata: 55 min
luogo: Napoli
esecutori: Servillo, Abbondanza, Orchestra del Teatro San Carlo - direttore James Feddeck
presso: Teatro San Carlo
Rinviata per COVID
Sera di carnevale del 186…, Villiers in compagnia di amici e di tre incantevoli fanciulle assiste da un palco di proscenio dell’Opera alla festa del martedì grasso. La compagnia è estremamente elegante; inebriata ma anche leggermente infastidita dal fracasso della festa, decide di finire la serata alla Maison doreé, prestigioso locale parigino.
Villiers uscendo dal palco incontra casualmente un uomo di trentacinque o trentasei anni, di un pallore orientale, vaga conoscenza fatta alle terme di Wiesbaden, di cui si rammenta appena; risponde al suo saluto cortese e, a sua volta per cortesia, lo invita a cenare con loro.
L’uomo si presenta alle dame con il nome vagamente inquietante di “Barone Saturno” e cerca di sottrarsi all’invito, adducendo un impegno inderogabile alle prime luci del giorno, ma alla fine cede alle insistenti lusinghe delle belle e incuriosite signore e promette che “sarà loro fino all’alba”.
Durante la cena il barone “non tarda a catturare l’attenzione con una stranezza particolare. La sua conversazione, senza mai distinguersi per il valore intrinseco delle idee, teneva all’erta per il vago sottointeso che il tono della sua voce sembrava insinuarvi volontariamente”.
Man mano che la cena procede, il barone, sotto la sua maschera di aristocratica cortesia, diventa sempre più impaziente e inquieto; ma anche in Villiers cresce l’inquietudine: nella sua mente, infatti, un lontano e sconvolgente ricordo cerca di farsi strada.
Nel momento in cui il barone, ormai prossimo al parossismo, prende congedo dalla compagnia, a Villiers viene in mente, senza riuscire a trattenere un’esclamazione, dove aveva visto quell’uomo per la prima volta: A Lione, qualche anno prima, mentre manovrava una ghigliottina, nei panni del boia.
“L’impegno inderogabile all’alba” del Barone è un’altra esecuzione capitale, che a caro prezzo il gentiluomo si è accaparrato per accondiscendere alla propria insana e degenerata brama di morte e sofferenza, una malattia dei sensi e della mente che il Barone pare abbia contratto da giovane nei suoi viaggi in estremo oriente.
Riconosciuto dagli stupefatti e raccapricciati amici, il barone esce, quasi fuggendo, per recarsi sul luogo dell’esecuzione, mentre già si odono i tenebrosi rintocchi delle campane.
Brevi note sullo spettacolo:
La vicenda è narrata da un attore nei panni dello stesso Villiers de l’Isle-Adam (così com’è nel racconto originale); da questo racconto, nella forma del melologo, come a “sbalzo” scaturiscono delle “scene” in cui il barone Saturno (tenore) interpreta se stesso “in carne e ossa”, in una forma, sia musicale che testuale, prossima all’opera.
I due personaggi non interagiscono, sono su due piani temporali diversi. Villiers, però, mantiene “l’onniscienza dello scrittore”, vede il barone, ma quest’ultimo, su tutt’altro piano, interagisce solo con personaggi non presenti sulla scena, ma unicamente evocati dal racconto dello stesso scrittore.
categoria: Opere e balletti