Carlo Galante

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I promessi sposi

Lettura concertante per due attori e quattro strumentisti, dal romanzo di Alessandro Manzoni, testo a cura di Giuseppe Di Leva

prima esecuzione: 22-10-2009
organico: 2 attori (voce maschile e femminile), clarinetto in sib (anche clarinetto basso in sib), violino, violoncello, contrabbasso
edizione: Autore
durata: 1 h 20 min
luogo: Foggia
esecutori: Rignanese, De Mutiis, I Solisti dauni - direttore Domenico Losavio
presso: Teatro del Fuoco
 

Leggi la recensione e ascolta l’audio su Radio24
leggi l’intervista a Carlo Galante di Luca Pavanel

La musica ha inventato svariate forme per mettere in scena, “raccontare” delle “storie”, tra le altre, celeberrima, l’Opera in cui il testo dai personaggi viene cantato; oppure, all’opposto, il balletto, dove il testo, privo di parole, si astrae nel movimento della danza. Un’altra possibilità, sebbene fino ai giorni nostri, assai meno frequentata, è quella del melologo in cui il testo è recitato sopra la musica che l’accompagna e l’avvolge in una sorta di “colonna sonora”. Fino all’avvento dell’amplificazione lo sbilanciamento tra recitazione e musica sconsigliava i compositori di cimentarsi in questa forma, ma da qualche anno il melologo, proprio grazie a questa tecnologia, ha trovato una sua centralità nell’ambito del teatro musicale contemporaneo. Certamente è un’arte, quella del melologo, che ha bisogno di un perfetto equilibrio tra l’intonazione della voce e quella della musica: l’incontro riesce solamente quando voce e musica viaggiano in sincronico parallelismo; la prevalenza di una sull’altra vanifica l’incontro tra le due espressioni e rende opaco tutto il lavoro.

Fare i conti con un classico come i “Promessi Sposi” naturalmente aggiunge un numero quasi infinito di problemi a quelli che ho accennato ed attengono a tutti i melologhi: innanzi tutto, “fondamenta” del lavoro è il “taglio” del monumentale romanzo, che, detto in altri termini, significa quali parti dell’opera manzoniana tenere, quali togliere (la gran parte) e come congiungerle nel modesto spazio temporale di poco meno di un’ora e mezzo di spettacolo. Questo lavoro attiene al drammaturgo (Giuseppe Di Leva) ma è anche condizionato dalla musica: tra i motivi della scelta o meno di un brano del dettato manzoniano c’è anche quello della sua potenziale capacità di interazione con la musica, ovvero dell’intrinseca capacità di suggerire delle forme musicali.

Per quanto mi riguarda prima ancora di mettere una sola nota sul pentagramma è stato fondamentale predisporre una drammaturgia efficace alla messa in scena del testo. La dicotomia tipicamente operistica tra “azione” (recitativo) e “riflessione” (aria) si tramuta, in questo lavoro, nella matrice di una nuova dicotomia, quella tra “dialoghi” e “brani narrati”. Se i primi, nell’impossibilità della musica di seguirne passo passo il mutevole andamento, sono affidati unicamente alla voce del narratore (assicurando, al contempo, l’assoluta intelligibilità del testo); i secondi, al contrario, galleggiano sul fluire della musica che li interpreta, assecondandone il clima drammatico. Questi brani in prosa diventano dunque altrettante scene musicali: ognuna una breve ma conchiusa forma dalla ben definita intonazione.

Più che alla musica d’opera, troppo assertiva e netta nel suo rapporto con il testo, ne ho immaginato una adatta al balletto, più lieve ed attenta al colore generale della scena: ma sono le parole manzoniane piuttosto che i ballerini a danzare sulla musica. La trama letteraria e quella musicale si muovono parallele: a definiti personaggi e situazioni corrispondono figure e situazioni musicali ben definite: una semplice melodia affidata al clarinetto presenterà Renzo ogni qualvolta si affaccia nel racconto; un pudico incedere di valzer disegnerà Lucia… e così via. La musica (come in genere mi piace fare) si situa in un immaginario “dorsale” tra “astrazione e figurazione”: basta un minimo movimento e ci troviamo di qua o di là… così a fronte di situazioni musicali molto chiare e definite, ce ne sono altre di natura quasi “materica”, adatta a delineare climi febbrili e tetri come quello della “peste”.

categoria: Composizioni su testi poetici
vedi anche: attore | clarinetto basso Sib | clarinetto Sib | contrabbasso | melologo | violino | violoncello
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