Cinque quadri per Vertov

Per un video di Giorgio Longo tratto da “L’uomo con la macchina da presa” di Vertov

prima esecuzione: 28-01-2002
organico: Flauto, violino, percussioni, violoncello
edizione: Autore
durata: 20 min
luogo: Sondrio
esecutori: SondrioEnsemble, Sonata Island
presso: Cinema Excelsior
 

“Respingendo tutto ciò che, a suo parere, sapeva di artificio derivato dal teatro (studio, attori, scenari, regia), rifiutando qualsiasi ricostruzione davanti alla macchina da presa, nel 1922 Tziga Vertov fondò il kino-glaz (cine-occhio). Questa scuola si proponeva di cogliere la realtà dal vivo, ritornando così ai principi dei fratelli Lumiere. Il regista, annullandosi dietro l’obiettività assoluta della macchina da presa, filmava una quantità di documenti in base a un tema vago che serviva da filo conduttore. L’arte consisteva nel collegare le riprese, nell’ordinarle e nel montarle. Il significato scaturiva dal senso che acquistavano i fatti messi in questo modo in relazione tra loro.
Un po’ come il poeta che, invece di costruire le rime e la prosodia in ragione di un tema scelto, esprimesse delle idee e delle emozioni con l’aiuto delle rime che gli vengono in mente. In poesia ciò accade spesso, purtroppo non si trattano le immagini come le parole, perché se le parole vengono in mente con facilità le immagini non appaiono per il solo fatto di sollecitarle. Bisogna quindi accostare dei fatti autentici servendosi di documenti tratti da film d’attualità. Si esprime un’idea che esiste in virtù di questo rapporto e che riesce a far dire alle immagini una cosa del tutto diversa da quello che testimoniavano in origine. È l’arte di fare del falso col vero.
L’opera principale di Tziga Vertov fu “L’uomo con la macchina da presa”, un documentario girato nel 1924 e da cui ho tratto i fotogrammi che appaiono nel video in bianco e nero. Ma utilizzando la sua stessa teoria ho creato tramite computer delle variazioni colorate alle sue immagini che riportano il suo discorso di cogliere la realtà sul vivo ad una immagine artefatta quasi pittorica e non più fotografica. Ho tentato cioè di richiudere il cerchio tramutando il falso fatto col vero nel vero fatto col falso”.
(Giorgio Longo)