Tre gradi dell’invocazione

Per violino e orchestra d'archi

prima esecuzione: 05-02-2005
organico: Violino, orchestra d'archi
edizione: Sonzogno
durata: 18 min
luogo: Cagliari
esecutori: G. Pieranunzi, Orchestra dell'Ente Lirico di Cagliari - direttore R. Marrone
presso: Cinque passi nel Novecento - Ente Lirico
 

La scheda del CD Racconti di pioggia e di luna
Ascolta il brano su Spotify

Piercarlo Sacco, violino e maestro concertatore
Gli archi del Rusconi
Auditorium C. Maggiolini - Rho
17 marzo 2018

I tre gradi dell’invocazione evocano un  rito di passaggio: il percorso di trasformazione dei materiali musicali di scabra semplicità con cui il brano è costruito rappresenta una sorta di metafora di un percorso mistico all’incontrario, dal cielo verso terra, dall’immobilità dell’icona al movimento della danza.

Ogni rito ha a che fare con il sacro, con la metamorfosi che il profano subisce durante il rituale che lo avvicina alla sacralità; questo brano tenta appunto di esprimere il cammino – tutto “terreno” e umanissimo – che porta al cambiamento interiore attraverso il continuo mutamento di brevi figure musicale precise e stagliate, chiamate a registrare le “tappe” di questa evoluzione. L’invocazione, dunque, diventa ripetizione di “gesti” che cercano una tensione spirituale, il cui senso deve, però, trovarsi all’interno della “materialità” del nostro corpo e non nell’astrazione di un “altrove” lontano e trascolorato.
Quando si intraprende un lungo viaggio si cerca di viaggiare “leggeri” e così ho fatto anche in questo viaggio musicale che lungo non è: ho cercato di eliminare ogni ridondanza, ogni forzatura, ma anche quel vasto repertorio di “sontuosità” virtuosistico-compositive di cui è capace la musica contemporanea.

Ho metaforicamente messo il “saio”, preferendo una scrittura costituita da elementi, per così dire, primari, per caricarli man mano di forza e d’intensità; credo, infatti, che molti misteri si nascondano proprio nelle cose (anche quelle musicali) più ovvie  e quotidiane che per una particolare forma di miopia nata dalla distrazione non riusciamo quasi mai a cogliere. Non a caso il grande scrittore austriaco Heimito von Doderer ci avverte: “le cose ovvie vanno continuamente sezionate fino ad una nuova resurrezione, altrimenti un bel giorno diventano persino incomprensibili”.

Il brano I tre gradi dell’invocazione è diviso, ovviamente, in tre parti: il primo movimento MOSSO, ha un carattere estatico, ma aguzzo e geometrico come un’ icona dorata; il secondo tempo, NON TROPPO ADAGIO, è una sorta di notturno, morbido, scuro e vellutato; la terza parte, VIVACE, tappa finale di questa “ascesa-discesa”, la musica si trasfigura in una sorta di danza sacra: ritmica, iterativa, arcana.