Racconti di pioggia e di luna

Concerto per due pianoforti e orchestra

prima esecuzione: 27-04-2017
organico: 2 pianoforti, orchestra (2-2-2-2; 2-2, timpani, percussioni. 1 esecutore archi)
edizione: Sonzogno
durata: 24 min
luogo: Milano
esecutori: Schieppati, Rebaudengo, Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano - direttore Carlo Boccadoro
presso: Teatro Dal Verme
 

La scheda del CD Racconti di pioggia e di luna
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Racconti di pioggia e di luna - 1° tempo - Teatro Dal Verme, Milano - 29 aprile 2017
Luca Schieppati e Andrea Rebaudengo, pianoforte
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Carlo Boccadoro, direttore

Racconti di pioggia e di luna - 2° tempo - Teatro Dal Verme, Milano - 29 aprile 2017
Luca Schieppati e Andrea Rebaudengo, pianoforte
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Carlo Boccadoro, direttore

Racconti di pioggia e di luna - 3° tempo - Teatro Dal Verme, Milano - 29 aprile 2017
Luca Schieppati e Andrea Rebaudengo, pianoforte
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Carlo Boccadoro, direttore

Il titolo del brano “racconti di pioggia e di luna” ci induce (giustamente) a pensare a una musica dal carattere fortemente evocativo: clima notturno, bagliori lunari in una notte tutt’altro che pacificata, pioggia, molti fantasmi e qualche malinconia. Sebbene queste “figure” (o meglio, “personaggi”) ci siano tutte, esse sono inserite nella rigorosa forma musicale del concerto per solisti e orchestra: rispettata è, sia la classica tripartizione del concerto (allegro-adagio-allegro) sia l’uso di forme musicali attente a una chiarezza e una limpidezza a loro volta “classica”; ma l’evocazione di quei “personaggi” sembra  agitare dal di dentro queste forme, che in modo misterioso vengono decostruite. La liscia superficie dei materiali musicali è increspata da continui piccoli “vortici” che sembrano rammentarci qualcosa ma che altrettanto rapidamente spariscono: “vortici” che mai assomigliano a “citazioni”,   ma  piuttosto a semplici e rapide “associazioni” di idee (musicali).

Questo concerto è come un palazzo (piuttosto vasto) solidamente e saldamente costruito ma abitato (ma non infestato) da fantasmi.

Il primo movimento (mosso e leggero) ha un andamento rapido e febbrile: un valzer un po’ alla volta si forma e altrettanto lentamente si deforma, come risucchiato da una fitta trama di figure musicali veloci ed irregolari. Il secondo movimento (adagetto) è il più vasto dei tre ed è certamente il “cuore” del concerto. Un’ampia perorazione inziale dei due pianoforti porta a una risposta orchestrale incalzante e perentoria; i due momenti, uno più lirico e l’altro più agitato si affrontano per tutto lo scorrere del movimento.

Dall’orchestra un inconsueto interlocutore privilegiato dei due pianoforti solisti si fa largo tra i molti e diversi timbri: le campane tubolari. I rintocchi di questo strumento a volte deboli e lontani, a volte fortissimi e peroranti, regalano al pezzo un clima arcano, ma anche drammaticamente evocativo. Il terzo movimento (allegro molto) ha un andamento assai ritmico e dinamico, quasi toccatistico.

La parte dei pianisti è improntata da un accentuato, quasi acrobatico virtuosismo. Ai due pianisti è richiesto molto in questo concerto: è in gioco non solo la loro abilità tecnica ed espressiva ma anche una duttilità che consenta loro di attraversare “pianismi” molto diversi: uno “liquido” e leggero nel primo tempo; uno legato, lirico ed espressivo nel secondo tempo; uno massiccio e percussivo nel terzo tempo.