Notturno a fine notte

Per orchestra

prima esecuzione: 04-05-2013
organico: Orchestra (2-2-2-2; 2-2; Timpani, percussioni, 1 esecutore archi)
edizione: Sonzogno
durata: 16 min
luogo: Verona
esecutori: Orchestra dell’Arena di Verona - direttore Francesco Lanzillotta
presso: Teatro Filarmonico
 

La scheda del CD Tropici del nord
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Notturno a fine notte è stato composto nell’autunno del 2012 e, come spesso avviene nella mia musica, l’idea originaria del pezzo scaturisce da una traccia narrativa: cerco di evocare (“evocare” e non “raccontare” perché la musica, nella sua meravigliosa astrattezza, non è in grado di “raccontare”) un breve viaggio nella notte: sentita non solo come luogo buio e silenzioso, ma anche come momento di surreale e sfavillante gioco di luci artificiali che contendono alle tenebre, nella città contemporanea, il dominio dei luoghi e delle cose.

Due “visioni” contrapposte della notte confliggono in questo brano: nella prima, quella più “tradizionale”, la notte è un luogo “appartato” e “solitario”. Il buio dilata lo spazio, abbattendo barriere e sfumandone i contorni: è il tempo dei filosofi e della melanconia ma anche degli incubi. E’ il luogo in cui le idee, che sembrano avere un diverso “peso specifico” da quelle “partorite nella luce, si presentano alla mente e repentinamente si disfano; a volte non sono che “accenni”, altre volte riescono a definirsi con più precisione. E’ un clima visionario e deformato dall’insonnia quello della prima parte del Notturno (Andante espressivo e misterioso). Figure musicali bisbiglianti, ovattate dalle sordine vengono a tratti lacerate da improvvise lame di luce dei violini suonati nel registro sovracuto. Melopee “vorticose” si spengono ad un tratto in una semplice e dolce melodia dei violini, delicatamente accompagnati dai contrabbassi pizzicati: due volte enunciata ed in fine negata e lacerata da una sequenza di accordi aspri e violenti.

A questa “notte” se ne contrappone un’altra “metropolitana e contemporanea”, in cui il buio si tramuta in ombra e il cielo è acceso dai neon. Non è più, questa notte, un luogo solitario ma affollato, attraversato piuttosto dall’impulso che dalla meditazione; governato non dallo spirito ma dalla carne… Gli incubi non sono più visioni ma terribili realtà e una febbre gelida attraversa gli uomini e i luoghi. Nella seconda parte del Notturno (Ritmico, danzante) il clima si distende armonicamente ma si carica di una grande energia ritmica, trasformandosi in una danza di gelida frenesia, con venature quasi “etniche” e inquadrata da un ossessivo ritornello vagamente “zigano.” Figure musicali icastiche e iterative si trasformano lentamente nel “continuum” formale, assumendo un carattere quotidiano e ironico.