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Eventi
Altra notte a fine notte
Notturno
prima esecuzione: 18-07-2019
organico: Pianoforte
edizione: Sonzogno
durata: 10 min
luogo: Genova
esecutori: Eleonora Armellini
presso: GOG Notturni en plein air - Cortile di palazzo Ducale
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Due “visioni” opposte della notte si contrappongono in questo brano: nella prima, quella più “tradizionale”, la notte è un luogo “appartato” e “solitario”. Il buio dilata lo spazio, abbattendo barriere e sfumandone i contorni: è il tempo dei filosofi e della melanconia ma anche degli incubi.
È il luogo in cui le idee, che sembrano avere un diverso “peso specifico” da quelle “partorite nella luce, si presentano alla mente e repentinamente si disfano; a volte non sono che “accenni”, altre volte riescono a definirsi con più precisione.
È un clima visionario e deformato dall’insonnia quello della prima parte del Notturno. Figure musicali bisbiglianti e ovattate vengono a tratti lacerate da improvvise lame di luce del registro sovracuto del pianoforte. Melopee “vorticose” si spengono ad un tratto in una semplice e dolce melodia, delicatamente accompagnati da suoni bassi quasi pizzicati: due volte enunciata ed in fine negata e lacerata da una sequenza di accordi aspri e violenti. A questa “notte” se ne contrappone un’altra “metropolitana e contemporanea”, in cui il buio si tramuta in ombra e il cielo è acceso dai neon. Non è più, questa notte, un luogo solitario ma affollato, attraversato piuttosto dall’impulso che dalla meditazione; governato non dallo spirito ma dalla carne… Gli incubi non sono più visioni ma terribili realtà e una febbre gelida attraversa gli uomini e i luoghi.
Nella seconda parte del Notturno il clima si distende armonicamente ma si carica di una grande energia ritmica, trasformandosi in una danza di gelida frenesia, con venature quasi “etniche” e inquadrata da un ossessivo ritornello costruito su poche note ossessivamente iterate.” Figure musicali icastiche e iterative si trasformano lentamente nel “continuum” formale, assumendo un carattere quotidiano e ironico.
Il Notturno si conclude con una rapida ripresa della situazione musicale dell’inizio del brano, ma rallentato nel tactus. Un accorato cenno melodico melanconicamente congeda i nostri fantasmi notturni e la notte stessa sembra dileguarsi in sei lievi rintocchi di campana.