Acquetinte

Tre quadri concertanti per orchestra d'archi

prima esecuzione: 16-01-2020
organico: Orchestra d'archi
edizione: Sonzogno
durata: 18 min
luogo: L'Aquila
esecutori: I Solisti Aquilani - direttore Pietro Borgonovo
presso: Auditorium del Parco
 

L’acquatinta è una tecnica d’incisione su metallo che permette di arricchire la matrice (stampa) di toni chiaroscuri; Francesco Goya padroneggiò questa tecnica con straordinaria maestria lasciandoci capolavori come il sonno della ragione genera mostri.

Un breve frammento da “Notte, custode dei misteri“, la seconda delle “Acquetinte”

Frequentemente le acquetinte, così come le complementari acqueforti, hanno un’ispirazione gnomica: cercano d’illustrare, attraverso le figure incise, un’idea, un concetto. Possiedono una vocazione “letteraria” più spiccata di tutte le altre tecniche pittoriche. Queste caratteristiche, che mi attraggono da sempre, mi fanno prediligere questi particolari lavori artistici, tanto da tentare una (impossibile) traduzione musicale.

Le tre mie acquetinte musicali hanno titoli letterari ma anche illustrativi: la prima s’intitola “Meriggio purpurea incandescenza” (and noon a purple glow) che è l’emistichio di un verso della poesia di Yeats The Lake of Innisfree.
La seconda porta il titolo di “Notte, custode dei misteri”; è un verso, questo, tratto dal settimo libro della Metamorfosi di Ovidio. Con questa sentenza inizia una lunga invocazione magica, sulfurea e notturna della maga Medea.
Il terzo titolo si riferisce a un’acquatinta che tanto tempo fa e non so bene dove, ho visto; recava il titolo “il busto di Beethoven sopra al pianoforte”; ho immaginato sopra il mio pianoforte il busto di Haydn, al posto di quello di Beethoven, autore che amo molto a cui ho voluto dedicare questo piccolo omaggio, omaggio che temo non sarebbe piaciuto poi tanto a lui, il grande compositore austriaco (o forse si?) perché pieno di ironia e forse qualche sberleffo. Ma la nostra ironia a chi dovrebbe andare, se non a coloro i quali amiamo veramente?

Naturalmente la pagina musicale non ha alcuna impossibile velleità illustrativa; ma se la musica non può raccontare, può essere potente nell’evocare: così il titolo yeatsiano agita una musica ritmica e colorata come il meriggio assolato del lago irlandese. Il tenebroso arioso che scaturisce dai versi di Ovidio dipinge una Medea sulfurea e misteriosa, impersonata dalla voce del primo violino della compagine orchestrale. Ma il sottotitolo del brano, tre quadri concertanti, ci offre un’ulteriore possibilità di lettura: i “quadri” sono anche unità formali del balletto. Potremo considerare dunque queste “Acquetinte” come tre scene di un balletto immaginario, per una volta senza ballerini.