Racconto di Natale

Opera in 5 strofe di Dario e Lia Del Corno dall’omonimo racconto di Dickens

prima esecuzione: 17-11-2002
organico: Flauto, sax soprano (anche sax alto) chitarra elettrica, tastiera elettrica, percussioni, quartetto d'archi, baritono, soprano, mezzo soprano, tenore, basso, attore. Seconda versione: medesimo organico più coro di bambini
edizione: Sonzogno
durata: 1 h 10 min
luogo: Modena
esecutori: Gallo, Zucchelli, Barbacini, Guarnera, Cantoni, Galli. Orchestra da camera di Modena direttore C. Boccadoro, regia Esposito
presso: Teatro Comunale
 

La voglia di trarre un’opera dall’omonimo racconto di Dickens mi ha accompagnato per molti anni: ricordo quando con Dario Del Corno andammo a vedere il delizioso “Natale in casa muppet”, uno degli ultimi film ispirati a questa novella e cominciammo a intravvedere una possibile sceneggiatura. È passato poi un bel pò di tempo e, come è consueto nel teatro, quelle prime riflessioni si sono modificate sulle esigenze specifiche di queste messa in scena.

Nella mia immaginazione di compositore, però, sono rimasti fermi quelli che considero i due “luoghi” importanti della storia, quelli su cui ho cercato di riflettere maggiormente e che sono divenuti, in qualche modo, il mio personale punto di vista nel “leggere” la vicenda.

Ovviamente Scrooge, il celeberrimo avaro, è il primo: difficilmente si può trovare nella letteratura personaggio più attuale. E’ l’uomo contemporaneo il cui immaginario è stato del tutto colonizzato dall’unico “valore” sopravvissuto, il denaro e da questo totalmente pietrificato. Scrooge,  deprivato dei sentimenti, in uno stato di totale aridità, vive una situazione di estraneità nei confronti degli altri, è un “esule” astioso e cinico. A Scrooge si contrappone il motivo del “Natale”, visto come momento di solidarietà, di calore umano, di affettuosa attenzione verso gli altri, soprattutto se meno fortunati. Mi è stato un pò difficile paragonare questo Natale dickensiano a quella festa terribilmente consumistica che ormai abbiamo ogni anno sotto gli occhi, per questo motivo ho deciso di tratteggiarlo musicalmente con un gesto sonoro assai stilizzato ma molto evocativo: una melodia di campane che ritorna sempre variata per tutta l’opera. Un quartetto vocale poi, diventa la sua voce, il suo canto dolcemente infantile.

I tre fantasmi sono il “termine medio” tra queste due polarità, l’elemento “discorsivo” che permette lo “scioglimento” degli opposti che avrà come conseguenza il recupero della propria umanità da parte di Scrooge.
I tre fantasmi rappresentano il momento didascalico e, paradossalmente più razionale della storia, da ciò discende la scelta di sdoppiarli in un attore e tre diverse voci  cantanti. L’iterazione tra voce dell’attore e quella del cantante cambia di volta in volta, per meglio caratterizzare i tre diversi fantasmi.

Della cornice vittoriana così cara all’originale dikensiano ho volutamente fatto a meno; il sound è decisamente “moderno”, infatti sia le voci che la piccola compagine orchestrale sono amplificate. Un colore dunque decisamente “elettrico” ed aggressivo per raccontare una storia del presente: questo nostro presente così pieno di fantasmi.